L’AIOM che desidero

Due anni fa ho iniziato questo blog durante le elezioni ed ha avuto una discreta fortuna. Come presidente eletto non sono purtroppo riuscito a mantenerlo aggiornato con continuità. Ho deciso di farlo ripartire oggi, con la mia carica di presidente dell’AIOM. Il blog sarà uno strumento agile di discussione fra tutti noi e il mio impegno sarà massimo per farlo funzionare al meglio. Una vera e propria finestra aperta dal presidente verso tutti i soci, ma non solo.

L’AIOM che desidero durante il mio mandato è un’associazione che vuol dare un grosso incremento all’attività scientifica. Il mio obiettivo è avviare uno studio clinico sul follow-up delle pazienti operate per tumore al seno, con AIOM come sponsor. Si tratta di un progetto che vuole coinvolgere gli oncologi di tutta Italia, e questo si può realizzare solamente tramite l’AIOM. A breve si dovrà costituire un comitato guida, e mi piacerebbe sentire le vostre proposte a riguardo.

Vorrei iniziare la discussione con il tema delle reti oncologiche come strumento di governo non soltanto clinico, ma anche economico. Leggete il breve articolo a firma mia comparso su Il Sole 24 Ore del primo novembre (lo trovate a questo link) e parliamone …

  1. Paolo G Casali
    12 novembre 2011 alle 17:24

    Marco: auguri, innanzitutto, per l’avvio della tua Presidenza effettiva. Sulle Reti oncologiche regionali, esse sono nate, o stanno nascendo, in tutta Italia. E’ inevitabile che siano un po’ eterogenee, se non altro perché riflettono i rispettivi modelli sanitari regionali. Uno studio del CERGAS rilevava queste differenze, ad esempio fra Rete Oncologica Lombarda e Rete Oncologica Piemontese, e ne sottolineava la coerenza con i corrispondenti modelli sanitari regionali. Vi sono alcuni aspetti fondanti di tutte le Reti, in particolare: 1) linee guida per la pratica clinica; 2) sistema informativo; 3) modalità di riferimento dei Pazienti. Naturalmente, tutti questi aspetti hanno rilevanza per la razionalizzazione della spesa sanitaria. Per esempio, nella Rete Oncologica Lombarda (ROL), che ovviamente meglio conosco, il sistema informativo è incentrato sul “ROL-DOC”, ovvero la relazione di dimissione o il referto della visita oncologica, strumento strutturato in campi, codificati e testuali, due dei quali corrispondono alla fase di malattia ed al programma di trattamento del Paziente. Le Linee guida ROL sono a loro volta strutturate per fasi di malattia, ed i relativi programmi di trattamento (“standard”, “individualizzati”, “sperimentali”) corrispondono alle codifiche nel ROL-DOC. Ne deriva, in pratica, in maniera trasparente all’utente, una valutazione statistica di “appropriatezza”, potenzialmente su popolazione, che dovrebbe rendere il grado di coerenza fra pratica clinica e linee guida. Queste ultime sono state elaborate autonomamente dalla comunità degli Oncologi. E’ un tentativo già in atto, che si sta scontrando essenzialmente con problemi di diffusione dello strumento informativo nelle strutture ospedaliere. Se non altro, però, le linee guida esistono e la semantica della relazione di dimissione è stata concordata. Non vi sono, invece, nella ROL, al momento, modalità elettive di riferimento dei Pazienti, e questa è una differenza rispetto ad altre Regioni (per esempio, Piemonte e Toscana). In sintesi: credo che vi siano aspetti già operativi, nelle varie Reti, che potrebbero essere discussi, nei pro e nei contro, così da consentire agli Oncologi medici di favorire, per quanto possono, quella coerenza fra le Reti che la frammentazione del Sistema sanitario certamente non agevola. Interessante anche l’argomento dell’interazione delle Reti oncologiche regionali con le Reti tematiche nazionali (o internazionali), ad esempio la Rete Tumori Rari. Insomma, credo si potrebbe già ora orientare la discussione su singoli argomenti concreti, andando oltre il semplice censimento delle esperienze, come sin qui, al meglio, mi pare si sia fatto.

    • marcoventurini
      14 novembre 2011 alle 13:14

      Paolo i tuoi commenti sulla rete lombarda sono molto utili per aprire la discussione. E’ giusto che ogni rete abbia delle individualità che riguardano la specificità della regione di appartenenza, ma è chiaro che vi debba essere una base comune come tu hai sottolineato. Visto il grande sforzo che l’Aiom sta facendo sulle linee guida, queste potrebbero rappresentare un buon punto di riferimento da cui partire. Fondamentale è l’informatizzazione. Le modalità di riferimento dei pazienti sono altrettanto importanti e i GOM (gruppo oncologico multidisciplinare) della Toscana e Umbria potrebbero rappresentare un modello da discutere.

  2. Alfredo Addeo
    9 novembre 2011 alle 17:58

    complimenti per l’elezione, mi auguro che abbia voglia di portare molte novita’. Mi permetto di fare due domande/osservazioni:
    1)Crede che si possa affronate anche all’interno dell’Aiom un reale confronto sui costi della sanita’, magari con sessioni di politica sanitaria e/o confronti con le istituzioni?Non crede che si dovrebbe incentivare una giusta educazione sull’uso delle terapie (mi riferisco alle target therapy in particolare)? In Italia si spendono capitali usando, spesso fuori indicazioni, farmaci ad alto costo con scarsissimo impatto sulla reale vita del paziente e non si investe nella parte riguardante le cure palliative ed il collegamento Ospedale-territorio.
    2)Non sarebbe interessante coinvolgere chi, come me,svolge la propria professione all’esetro imn modo da avere idee e spunti per crescere insieme?
    Grazie

    • marcoventurini
      12 novembre 2011 alle 09:50

      Volentieri accettiamo il suo coinvolgimento per nuove idee e stimoli. Vorrei però segnalarle che la situazione in Italia per il versante oncologia non è quella che lei descrive. L’attenzione ai bisogni dei pazienti dall’inizio della malattia sino alla fase delle terapie palliative è costante. L’Aiom ha un tavolo sulla continuità di cura che lavora da anni ed è un punto di riferimento a livello nazionale ed istituzionale. La collaborazione con AIFA ha portato a modelli innovativi di cost sharing apprezzati e copiati da molti altri paesi.. L’appropriatezza della prescizione e il limitato uso off label è un altro dei cardini del sistema italiano negli ultimi 10 anni. Aiom in tutto questo ne è orgoglioso protagonista.

      • Alfredo Addeo
        13 novembre 2011 alle 21:14

        La ringrazio per la sua risposta, ma credo di conoscere, non tutta la realtà italiana, ma almeno una parte di essa. Mi spiace dirle che l’attenzione ai bisogni del malato, così come lei afferma, non è assoluatmente paritaria in tutte le fasi della malattia. Sono originario della provincia di Napoli, ho avuto anche cari che sono mancati di tumori e so come l’attenzione reale alle cure palliative non ci sia o sia lasciata al medico di base con varie ADI. POsso citare anche esempi capitati al nord, ho lavorato anche a Torino. La mia osservazione non va presa come una mera critica, ma come uno spunto x migliorare. Che le cure palliative, intese come cure al malato a domicilio (lasciamo perdere Hospice o cure intraospedaliere) siano assolutamente eterogenee in Italia, a volte pefino all’interno della stessa città è un dato di fatto. X quanto riguarda l’AIfa non ho alcun dubbio che stia limitando gli off label e mi fa piacere che L’Aiom sia un protagonista anche in questo, ma ci sono tanti, potrei fare una marea di esempi, casi di prescrizioni off label che dovrebbero essere evitate. Io sono profondamente convinto che , con maggior appropriatezza, si potrebbe risparmiare molto denaro da reinvestire. magari mi sbaglio. Credo o avevo inteso che il suo blog fosse un punto vivo di scambio e così lo ho interpretato. Se mi sono sbagliato mi scuso ed eviterò ulteriori commenti. Ancora auguri x la recente elezione.

      • marcoventurini
        14 novembre 2011 alle 07:21

        Ha inteso bene il blog è un momento di scambio, di spunti e di critiche. E’ vero che l’Italia ha realtà a macchia di leopardo e quindi l’assistenza può variare molto. Quello che io volevo segnalarle è che il percorso della continuità di cura e della appropriatezza è in atto da qualche anno e i risultati si iniziano a vedere. Come esempio i centri accreditati esmo per la continuità di cura sono passati in poco tempo da quattro a venti. L’ off label è crollata della metà in meno di sette anni. Questo non significa che il percorso sia compiuto. Tutt’altro. Ben vengano le sue osservazioni e se potrà impegnarsi con noi anche il suo aiuto.

  3. Luca Moscetti
    7 novembre 2011 alle 17:21

    Prima di tutto complimenti per il discorso di oggi, una ventata di aria nuova. Volevo porre l’attenzione su tre punti: il primo molto banale forse, al congresso AIOM non ho visto alcun tipo di riciclo della carta, non sarebbe carino un green-AIOM? il secondo è relativo agli ECM, mancanti a questo convegno non so per quale motivo. A mio avviso si dovrebbe modificare il modo di erogare i crediti che andrebbero fatti per ogni sessione, all’entrata si distribuisce il questionario che all’uscita si consegna, è inutile distribuire un questionario dove si trovano le domande relative ad argomenti discussi in sessioni contemporanee. Un ultimo punto è relativo al discorso della rimborsabilità degli accessi ambulatoriali o DH per trattamento antiblastico. Esite una grossa confusione che penalizza soprattutto i piccoli centri (anche di province), ha intenzione di valutare qualche intervento in tal senso?

    • marcoventurini
      7 novembre 2011 alle 18:31

      Grazie. Risposte flash. 1. Ai prossimi nostri congressi cercheremo di farlo. 2. Non abbiamo dato ECM perchè tutto il congresso avrebbe ricevuto solo 5 crediti, a causa della cervellotica direttiva di assegnazione crediti ECM. Tuttavia se anche altri segnaleranno la preferenza per ECM, l’anno prossimo li rintrodurremo. 3. Si, però va affrontato regione per regione visto ormai il federalismo sanitario. Coinvolgerò i coordinatori regionali.

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